COMUNE DI PALMI: SULLA PROPOSTA DI MODIFICAZIONE REGOLAMENTO E STATUTO

23 settembre 2022

COMUNE DI PALMI: SULLA PROPOSTA DI MODIFICAZIONE REGOLAMENTO E STATUTO

 

La mia vuole essere una breve riflessione critica, ma non polemica.

La riflessione di un cittadino che non ricopre alcun ruolo Istituzionale, ma che ritiene necessario aprire sempre maggiori spazi di confronto, soprattutto quando ad essere interessate da interventi di profonda riforma sono le regole poste a presidio degli spazi democratici della nostra Città.

Un piccolo contributo in tal senso e un appello agli amministratori, su tutti il Sindaco, ma anche ai Consiglieri di Maggioranza e di Minoranza, ai rappresentanti delle Istituzioni, a riflettere ancora tutti insieme prima di porre in essere lo stravolgimento delle regole che disciplinano la vita democratica cittadina che, sappiamo già, produrrà effetti per il presente, ma anche per il futuro delle nostre Istituzioni.

Ho letto la proposta dei Consiglieri di maggioranza di modificazione del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale e dello Statuto Comunale.

Alcune modificazioni, a dire il vero residuali anche se giustificabili, sono dirette a correggere alcuni marginali errori materiali, altre ad attualizzare il testo alle più recenti disposizioni normative volte a perseguire l’obiettivo di modernizzare l’azione amministrativa mediante il ricorso agli strumenti informatici quali la pubblicazione online (ad es. art. 7, comma 3), lo scambio epistolare con i gruppi a mezzo posta elettronica certificata (ad es. art. 16, comma 2) o ad estendere anche al periodo post emergenziale la possibilità di partecipazione dei Consiglieri alle sedute consiliari anche da remoto (ad es. art. 52 Regolamento, inserimento comma 4, e art. 30, nuovo comma 1bis, Statuto).

Sin qui nulla quaestio, si tratta di modernizzare e attualizzare il funzionamento delle Istituzioni e simile approccio mi trova favorevole, anche se per certi aspetti non sono pienamente convinto sull’estensione in maniera così ampia della possibilità di partecipazione da remoto ai lavori del Consiglio Comunale, anche al di fuori della fattispecie emergenziale.

Riserverei l’eventualità a casi ben circoscritti, altrimenti ci potremmo trovare, nel tempo, nella paradossale situazione di vedere funzionare il tempio della democrazia cittadina esclusivamente da remoto anche nei casi di assenza di cause ostative alla partecipazione in presenza e fuori dalle emergenze.

A mio parere si tratta di una scelta modificativa da ponderare meglio.

Altre proposte mi trovano, invece, profondamente contrario perché, seppur motivate presumibilmente dall’intenzione di rendere più snello il funzionamento della macchina comunale, producono l’effetto distorto, non certamente voluto, di restringere il campo di iniziativa dei Consiglieri Comunali, intaccano la loro libertà di azione e di discussione e minano, così, i principi di democrazia, partecipazione e i poteri di controllo e di indirizzo del Consiglio Comunale che, invece, tanto lo Statuto Comunale quanto il Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale mirano a proteggere e preservare da decenni.

Non va dimenticato che il Consiglio Comunale nell’espletamento delle proprie attribuzioni esercita funzioni di indirizzo e di controllo politico-amministrativo e costituisce l’organo rappresentativo della volontà politica popolare.

Di fatto si tratta di un ruolo fondamentale che indirizza, per l’appunto, l’azione politica e gestionale del Comune e che contempla il monitoraggio delle attività degli organi politici e burocratici dell’Ente.

Si comprende bene quanto sia delicato e importante anche il compito dei Consiglieri Comunali che lo compongono insieme al Sindaco.

Non a caso la legge, lo Statuto Comunale e il Regolamento in vigore riconoscono ai rappresentanti del popolo una serie di prerogative, compiti e una grande responsabilità.

Indi, esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato, con piena libertà di voto e di opinione e, allo scopo, lo Statuto e il Regolamento riconoscono loro una serie di diritti, compresi quelli di esercitare l’iniziativa per tutti gli atti e i provvedimenti rientranti nella competenza deliberativa del Consiglio, chiedere la convocazione del Consiglio, formulare interpellanze, interrogazioni e presentare mozioni e proposte su tutte le questioni di competenza del Consiglio Comunale.

Sulla proposta di modificazione del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale

Come anticipato, alcune proposte mi trovano d’accordo, altre meno, altre ancora per nulla e proverò a spiegarne il motivo con richiami concreti.

Qui appresso alcuni esempi.

Non sono d’accordo sulla scelta di modificazione dell’art. 13 del Regolamento che riduce da 30 a 10 minuti il tempo entro il quale contenere ciascun intervento dei Consiglieri Comunali durante il dibattito sul documento programmatico.

Pur riconoscendo con la nuova formulazione la facoltà di presentare osservazioni scritte da allegare al verbale, ridurre così sensibilmente il dibattito su un documento che programma, pianifica e indirizza l’attività dell’Ente pare eccessivo e mortifica proprio le funzioni del Consiglio comunale su tematiche così importanti e delicate.

Non condivido la modificazione dell’art. 29 rubricato “Discussione in Consiglio” laddove elimina la possibilità del singolo Consigliere di presentare richiesta motivata (attuale formulazione), quindi non strumentale, di discussione in Consiglio delle argomentazioni discusse ed approvate in sede di Commissione, anche qui limitando i poteri del Consigliere Comunale di coinvolgere il Consiglio stesso su argomenti ritenuti importanti.

Non ritengo accettabile che la nuova formulazione dell’art. 40 del Regolamento recante “Diritto di presentazione di interrogazioni, interpellanze e mozioni” possa introdurre un limite temporale complessivo di 60 minuti per ciascuna seduta consiliare alla discussione di interrogazioni e interpellanze, limitando e mortificando così ruolo e prerogative del Consiglio Comunale e dei Consiglieri.

In questo modo i Consiglieri non avrebbero nemmeno il tempo di poter discutere le questioni sottoposte all’attenzione di Consiglio Comunale e Giunta.

Sempre sul punto, non può trovare condivisione nemmeno la proposta di modificazione dell’art. 69, comma 2, del Regolamento che svilisce e degrada l’importanza di interpellanze e interrogazioni e le prerogative dei Consiglieri Comunali, laddove è previsto che l’adunanza che segue ad una prima iniziatasi col numero legale dei presenti ed interrotta nel suo corso per essere venuto meno il numero minimo dei Consiglieri, è pure essa di seconda convocazione per gli affari rimasti da trattare nella prima, ad “eccezione”, secondo la proposta, proprio “…di interrogazioni ed interpellanze da trattare, viceversa, nella successiva seduta consiliare.”.

Non può essere condivisa la modificazione dell’art. 43 del Regolamento che riduce il tempo di risposta del Presidente e dell’Assessore competente da 10 a 5 minuti, incidendo, così, sull’esaustività della risposta su tematiche che richiedono ben altro spazio e attenzione.

Anche per l’art. 44 del Regolamento la proposta di modificazione non rispetta le prerogative e il ruolo del Consigliere comunale, laddove non consente al singolo Consigliere di modificare l’interpellanza in mozione, per come invece oggi previsto.

E ancora.

Nella proposta di modificazione dell’art. 56 del Regolamento vi è un errore nel richiamare la norma, indicata con l’art. 55 del Regolamento.

Anche per l’art. 85 del Regolamento rubricato “Argomenti discussi in Commissione consiliare” la proposta di modificazione prevede che soltanto con la richiesta di 1/3 dei Consiglieri presenti il Presidente possa avviare la discussione di argomenti all’ordine del giorno, cancellando, così, la facoltà riconosciuta ad ogni Consigliere presente.

Anche per la dichiarazione di voto di cui all’art. 90 del Regolamento subirà, nelle intenzioni, una riduzione da 5 minuti a 3 minuti e non se ne comprende la necessità.

Infine, l’art. 117 del Regolamento subirà l’abrogazione della lettera a) del comma 1 ovvero di una disposizione che attribuiva il potere di ratifica al Consiglio Comunale delle deliberazioni, attinenti alle variazioni di bilancio, “…adottate dalla Giunta comunale in via d’urgenza ai sensi dell’articolo 175 comma 4 D.Lgs. 267/2000;

a) dell’esistenza dell’urgenza, determinata da cause nuove e posteriori all’ultima adunanza consiliare e tale da non consentire la tempestiva convocazione del Consiglio;”.

Sulla proposta di modificazione dello Statuto Comunale

Anche in questo caso, per come accennato in premessa, alcune proposte mi trovano d’accordo perché dirette a modernizzare e attualizzare lo Statuto Comunale, altre molto meno in quanto colpiscono e cancellano principi e regole poste a presidio della democrazia, ma anche della libertà di iniziativa e di operato dei Consiglieri Comunali e sviliscono le prerogative e le funzioni del Consiglio Comunale considerato nella sua interezza.

Qui appresso alcuni esempi

Ritengo particolarmente significativa e non condivisibile l’abrogazione delle disposizioni più rilevanti di cui all’art. 30 dello Statuto.

Vengono in un sol colpo abrogati i commi 6, 7, 8 e 9 e parte del comma 10 che, nella loro formulazione vigente, sono diretta esplicazione dei principi di democrazia, di partecipazione e rappresentanza oltre che dei poteri di controllo politico-amministrativo attribuiti al Consiglio Comunale.

Non a caso principi ispiratori dell’intera stesura dello Statuto Comunale e del Regolamento del Consiglio Comunale.

Con la proposta di maggioranza, infatti, viene cancellato il comma 7 che già nello Statuto comunale riconosceva e rimarcava espressamente il diritto di almeno 1/5 dei Consiglieri comunali assegnati al Comune di richiedere la convocazione di un Consiglio Comunale straordinario, tenendo, tuttavia, in vigore il comma 4 che contiene un rinvio alla Legge e al Regolamento che, invece, ne contemplano la possibilità.

E’ proposta l’abrogazione della parte del comma 10 che correttamente prevede oggi che per l’approvazione del bilancio di previsione, del conto consuntivo, del piano strutturale comunale e sue varianti, dei piani territoriali, sia richiesta la maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati al Comune.

In buona sostanza, per l’approvazione degli atti più importanti che pianificano l’agire amministrativo e, quindi, che incidono profondamente sulla vita dei cittadini, si propone la cancellazione di una norma posta a presidio delle prerogative di Consiglio e Consiglieri Comunali e, quindi, di democrazia, controllo, contraddittorio e dibattito, indirizzo, partecipazione democratica, per lasciare spazio all’approvazione di siffatti provvedimenti a maggioranza dei votanti.

Non può essere assolutamente accettato.

L’art. 46, comma 6, dello Statuto risulta modificato nella parte in cui lascia spazio, ampliandone la portata, alla possibilità di attribuire deleghe “non gestionali” ai consiglieri comunali.

In realtà, in generale, per disciplina legislativa e per Giurisprudenza unanime il Sindaco può conferire deleghe ai Consiglieri Comunali, purché il loro contenuto sia coerente con la funzione Istituzionale dell’organo cui si riferisce.

Il ruolo del Consigliere è svolto all’interno di un organo collegiale le cui prerogative sono quelle di indirizzo e di controllo politico-amministrativo.

Va scongiurato, perciò, il rischio di incongrue confusioni dei ruoli, in quanto il Consigliere Comunale non può e non deve essere allo stesso tempo controllore e controllato.

Per tale ragione, il Sindaco può delegare ad esso soltanto funzioni istruttorie, avendo mero rilievo interno, e che non implichino la possibilità di assumere atti aventi rilevanza esterna.

Non si comprende, quindi, cosa si intenda quando al comma 6, così come proposto nella sua nuova formulazione, si parla di funzioni non gestionali.

Sarebbe, quindi, auspicabile un intervento integrativo volto a chiarirne la portata.

Come emerge chiaramente, si tratta di proposte di modificazione che non producono quell’effetto forse sperato di snellire e migliorare il Regolamento e il funzionamento del Consiglio Comunale, ma ne limitano invece le prerogative e le funzioni e, allo stesso tempo, incidono, ripetesi, involontariamente e indirettamente, in negativo sull’azione e sulla libertà dei Consiglieri Comunali.

A cosa serve allora teorizzare l’introduzione di tecnologie dell’informazione e della comunicazione a garanzia di efficienza, trasparenza, efficacia, economicità, imparzialità e, soprattutto, semplificazione e partecipazione dei cittadini se ad essere colpito e limitato è il dibattito e il confronto politico.

Ritengo, pertanto, che le decisioni politiche, almeno quelle che influenzano profondamente la vita dei cittadini e le regole democratiche, vadano assunte nel rispetto del pluralismo e aperte allo scambio delle opinioni.

Alcune modifiche statutarie e regolamentari non vanno in questa direzione e credo che i rappresentanti del popolo, invece, abbiano sempre il dovere di preservare le regole democratiche e gli anticorpi a ciò preposti.

Per tale ragione, lo Statuto Comunale e il Regolamento che disciplina il funzionamento del Consiglio Comunale, non possono che essere modificati attraverso un adeguato dibattito, confronto e coinvolgimento di tutti i rappresentanti che all’interno del Consiglio Comunale rappresentano l’intera Città e non una sola parte politica.

Avv. Pasquale Saffioti

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